Sia il centro abitato che l’immediata periferia di Mondragone sono in emergenza rifiuti. Infatti la città è letteralmente invasa da cumuli di rifiuti che, giorno dopo giorno, aumentano a dismisura.
E non ci sono differenze di sorta da un capo all’altro del territorio. Purtroppo non c’è che l’imbarazzo della scelta sui luoghi da evidenziare: la zona mare, la via Domiziana, il rione S. Angelo, la strada della filiera termale, la via Incaldana, insomma è tutto un unicum di rifiuti che non vengono rimossi da tempo.
In alcuni casi addirittura da mesi. E la prova lampante di tutto ciò è la strada della cosiddetta filiera termale, dove l’Amministrazione comunale in parte, ma solo in parte, ha raccolto i rifiuti abbandonati nei così chiamati big bags, che sono lì ormai dall’inizio dell’estate.
Il paradosso dell’Emergenza Rifiuti a Mondragone, è che l’immondizia selezionata è diventata catalizzatore per i cittadini incivili, i quali vedendo i cumuli abbandonati pensano bene di lasciare lì ogni tipo di scarto.
Quello che sorprende è che oggi, a differenza dell’emergenza rifiuti di qualche anno fa, non si hanno notizie di criticità degli impianti regionali e provinciali nel ricevere la spazzatura; quindi, questo vuol dire che il problema che si sta vivendo è di natura esclusivamente locale.
Ed esso è facilmente individuabile in quel sottile filo che unisce un’impresa che svolge un servizio pubblico con l’Ente appaltatore.
Un filo sottile sia per le società che mirano sempre al loro tornaconto economico, pur nell’ottica dello svolgimento del servizio e nel rispetto del capitolato di appalto da un lato e per l’Ente pubblico dall’altro che chiede l’attuazione della prestazione senza alcuna mancanza rispetto a quanto determinato in sede di appalto.
Ebbene, a Mondragone, sembra che questo filo si sia prima teso sempre di più per poi spezzarsi.
L’impressione che se ne ricava è che la società di raccolta dei rifiuti sembra non si senta più sufficientemente garantita da ordinanze di proroga che si sommano una all’altra ormai da oltre un anno e che non la mettono nella condizione di programmare investimenti in mezzi e strutture; di conseguenza il servizio ne risente in modo pesante ed i cittadini ne subiscono le conseguenze.
Dall’altro canto sembra che la maggioranza ribaltonista, ormai sfiancata da una situazione di precarietà politica e numerica che dura da circa quattro anni, non sia più in grado di riprendere in mano il bandolo della matassa e di reindirizzare in modo decente la raccolta dei rifiuti.
Insomma, ancora una volta, il fallimento del ribaltone si ripercuote pesantemente sull’intera collettività.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.