Spreco di denaro pubblico e opere pubbliche incompiute: è questa la triste eredità del sindaco Schiappa e della sua maggioranza, ha dichiarato Gianni Pagliaro, portavoce di <Mondragone. Bene Comune>.
Una eredità pesantissima che si è connotata per la presenza di pacchiani errori e per l’ assenza di semplificazione, di partecipazione, di trasparenza e di controllo. Mondragone è un <cimitero> di strutture pubbliche, alcune fortemente contestate e contrastate, che attendono di essere completate e rese legalmente agibili e, soprattutto, finalmente fruibili dai cittadini.
Ciò che colpisce dell’azione amministrativa di questi anni per quanto attiene alle opere pubbliche, ha continuato Dario Caprio di MBC, è l’assoluta incapacità di rispettare tempi congrui e la stessa tabella di marcia che il Comune si è data. Ormai si è di fronte ad un vero e proprio <incompiuto mondragonese>, con strutture che da anni attendono un completamento che tarda ad arrivare e che in qualche caso potrebbe non arrivare mai.
<Ieri sono partiti i lavori per la realizzazione della nuova caserma della Polizia locale presso il quartiere di Sant’Angelo che, a breve, consegneranno ai nostri Vigili urbani una sede più confortevole e organizzata ma, soprattutto, tutti quegli strumenti che, in termini di innovazione tecnologica, ci porteranno al passo con i tempi alla luce dell’imminente avvio dei lavori di potenziamento della videosorveglianza cittadina>.
“Così parlò Schiappa. Correva l’anno 2013. A distanza di oltre tre anni, ha continuato Dario Caprio, i lavori sono fermi da tempo e dall’obbligatorio cartello di cantiere è scomparsa l’informazione relativa alla durata dei lavori, alla data di inizio e di fine lavori.
Mentre degli strumenti tecnologicamente innovativi e del potenziamento della videosorveglianza di cui si vantava il sindaco in quella circostanza, non vi è traccia alcuna.
Con buona pace dei cittadini mondragonesi sempre più costretti, nel silenzio assordante di Schiappa e dei suoi, a doversi organizzare in proprio o a dover far ricorso a private società per cercare di garantire sul territorio un minimo di sicurezza urbana. Una situazione allarmante, che dovrebbe almeno interrogare i nostri amministratori.
L’altro aspetto del fallimento delle opere pubbliche, ha continuato Gianni Pagliaro, è l’incapacità di prevedere e organizzare preventivamente la gestione quotidiana di strutture ed impianti pubblici, una volta inaugurati e, soprattutto, dichiarati agibili.
Con il rischio di spingerli in mano a gestioni private di parte o di vederli lasciati all’abbandono o usati <alla bisogna>. Sono tante le pagine che occorrerà voltare dalla prossima primavera. E quella delle opere pubbliche è certamente una delle prime.
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