23 Settembre 2023

Con innalzamento pensione di invalidità, tagliati anche i veri invalidi.

Innalzare la soglia per la pensione di invalidità può avere ripercussioni ingiuste.

Un argomento delicato e molto serio pare sia passato con troppa leggerezza sulla stampa tradizionale. Si tratta di un particolare taglio dell’ultimissima manovra finanziaria di Tremonti. Con la scusa dei falsi invalidi, questo governo ha varato l’ennesima ingiustizia. La decisione di innalzare la soglia per la pensione di invalidità dal 74% all’85%, avrà come conseguenza l’esclusione da tale beneficio da alcune categorie di pazienti. Sindrome di Down. Amputati di braccio e di spalla. Amputati dei due piedi. Sordomuti. Psicosi ossessive. Tubercolosi polmonare. Sindrome schizofrenica e molte altre ancora. Basta consultare una delle tante tabelle di invalidità per capire a che punto è arrivato il governo per risparmiare due soldi.

Ora c’è da chiedersi in che modo l’innalzamento della soglia possa contrastare i falsi invalidi. Un falso invalido può benissimo continuare ad esserlo all’85, al 90, al 100%. Sono solo tagli indiscriminati. Si è preferito tagliare sugli invalidi pur di non toccare la casta. Infatti, il ridicolo taglio ai loro stipendi ha colpito solo 9 persone.

C’è da evidenziare che l’Italia per l’invalidità (comprese le pensioni di reversibilità) spende l’1,5% del proprio PIL. La Germania spende il 2%, la Francia l’1,8, il Portogallo il 2,3, la Polonia l’1,7, il Regno Unito il 2,4. La media nell’Europa dei 15 è il 2,1%. Spendono meno dell’Italia la Grecia, la Bulgaria, l’Estonia e la Romania.

(Fonte: “Relazione Generale sulla Situazione Economica del Paese – 2009″, a cura del Ministero dell’Economia – Volume I, pp. 72-73).

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